Le malattie cardiovascolari rappresentano la classe di patologie con maggiore prevalenza nella popolazione italiana, fra queste è compresa anche l’angina pectoris, condizione che colpisce il 3,3% delle donne e il 3,9% degli uomini in Italia.
Cos’è l’angina pectoris
Si definisce angina pectoris un dolore insorto in sede retrosternale in seguito alla riduzione dell’afflusso di sangue al cuore. Nella maggior parte dei casi l’angina è causata da:
Arteriosclerosi: indurimento delle pareti arteriose che col passare degli anni perdono elasticità e dunque hanno una minore capacità di contrarsi e dilatarsi.
Aterosclerosi: accumulo di lipidi e colesterolo, con formazione di placche che possono ridurre il diametro interno delle arterie, causando una riduzione del flusso ematico.
In base alle cause e alla presentazione clinica, l’angina pectoris può essere suddivisa in:
- Angina stabile: gli attacchi di angina sono provocati da particolari condizioni (ad esempio, lo sforzo fisico o lo stress emotivo intenso) e regrediscono con il riposo o con appositi farmaci. L’angina stabile di per sé non mette a rischio la vita del paziente, tuttavia costituisce un avvertimento sulla maggiore probabilità di andare incontro ad episodi di infarto miocardico o di ictus in futuro. In alcuni casi il dolore può insorgere anche dopo un pasto o durante l’esposizione al freddo.
- Angina instabile: gli attacchi non sono prevedibili, si verificano in apparente assenza di fattori scatenanti e si presentano anche a riposo. L’angina instabile è considerata un’emergenza medica, in quanto suggerisce un deterioramento repentino della funzionalità cardiaca e costituisce un rischio aumentato di avere un episodio di infarto miocardico o ictus a breve termine.
- Angina variante (di Prinzmetal): forma abbastanza rara, che non è provocata da aterosclerosi bensì da uno spasmo coronarico improvviso che comporta ostruzione o persino occlusione coronarica (evenienza meno frequente).
Fattori di rischio e prevenzione dell’angina pectoris
Età avanzata, fumo, ipertensione, obesità, ipercolesterolemia e diabete sono fattori che possono aumentare il rischio di sviluppare aterosclerosi e arteriosclerosi, e che pertanto possono aumentare la probabilità che si verifichino attacchi anginosi.
Sintomi dell’angina pectoris
Il dolore tipico dell’angina pectoris può variare dal lieve fastidio fino alla sensazione di dolore pressante, opprimente o acuto che insorge al petto e che può irradiarsi al collo, alla mandibola, al braccio sinistro o anche in sede interscapolare.
Spesso il dolore anginoso può essere accompagnato da altri sintomi, quali senso di affanno, nausea, stanchezza insolita, vertigini, irrequietezza.
Molto spesso gli attacchi anginosi acuti si presentano durante l’attività fisica o durante un episodio di stress intenso e durano pochi minuti (generalmente regrediscono dopo 10 minuti dalla cessazione dello sforzo fisico).
Poiché la sintomatologia con cui si presenta l’angina è estremamente simile a quella dell’infarto miocardico acuto, è di fondamentale importanza chiamare i soccorsi qualora si presentino sintomi anginosi e non si sia a conoscenza di avere l’angina pectoris o altre malattie cardiovascolari.
Diagnosi dell’angina pectoris
Il sospetto di angina pectoris si pone sulla base dei sintomi descritti dal paziente e delle sue condizioni di salute generali (valutazione di circonferenza della vita, indice di massa corporea (BMI), pressione arteriosa, profilo lipidico e glicemico, eventuale abitudine tabagica, stile di vita).
L’accertamento diagnostico dell’angina necessita invece di indagini più specifiche, tra cui: elettrocardiogramma (ECG), Test da sforzo, coronarografia.
In caso di angina instabile, questi esami devono essere effettuati durante un ricovero ospedaliero.
Trattamento dell’angina pectoris
Il trattamento dell’angina pectoris mira ad alleviare i sintomi durante l’attacco, ridurre il numero degli episodi e le probabilità di comparsa di infarto o ictus.
Diversi farmaci aiutano a raggiungere questi obiettivi: alcuni vanno presi solo in caso di necessità, altri vanno assunti quotidianamente.
I farmaci solitamente utilizzati per avere un sollievo immediato dai sintomi acuti di angina pectoris rientrano nella categoria dei nitrati, farmaci disponibili sotto forma di pastiglia da assumere per via sublinguale, che inducono vasodilatazione arteriosa e pertanto aumentano l’afflusso di sangue al cuore.
Uno dei più utilizzati in questi casi è il gliceril nitrato, che può essere utilizzato in via preventiva anche immediatamente prima di attività che notoriamente inducono l’attacco anginoso (ad esempio, l’attività fisica).
I principali effetti collaterali dei nitrati possono comprendere vertigini, cefalea e rossore poco dopo l’assunzione. In caso di terapia con nitrati è sconsigliata l’assunzione di bevande alcoliche, che, a causa della vasodilatazione generalizzata che queste possono provocare, possono peggiorare gli effetti collaterali del farmaco.
La riduzione del numero degli episodi di angina si può conseguire con farmaci che si assumono solitamente a distanza dagli attacchi anginosi.
Tra questi vi sono i beta-bloccanti e i calcio-antagonisti, aventi la principale funzione di ridurre lo sforzo sostenuto dal tessuto miocardico. Essi infatti agiscono sia sul miocardio stesso che sulla parete delle arterie, andando a dilatarle (ciò permette di ridurre la pressione arteriosa, andando a ridurre a sua volta il lavoro sostenuto dal miocardio).
Altri farmaci utilizzati per lo stesso scopo sono i nitrati a lunga durata d’azione, l’ivabradina, il nicorandil e la ranozalina.
Solitamente si preferisce adottare una terapia basata su di un singolo farmaco. In alternativa, è possibile attuare una terapia combinata di più farmaci con diverso dosaggio: in questo modo è possibile agire su meccanismi diversi e aumentare l’efficacia del trattamento, riducendo la probabilità di comparsa degli effetti collaterali di un singolo farmaco.
In caso di mancata risposta ai farmaci è consigliato ricorrere alla chirurgia, il cui intervento può prevedere:
La creazione di un by-pass coronarico: in questo caso una porzione di vena (solitamente la vena safena) o di un’arteria (solitamente l’arteria toracica interna), viene prelevata e collegata ad aorta e coronaria per “bypassare” l’ostruzione coronarica.
L’angioplastica coronarica: consiste nell’inserimento di uno stent in sede coronarica per garantire la pervietà delle coronarie.
Rischi e conseguenze dell’angina pectoris
Come visto in precedenza, le complicanze maggiori dell’angina pectoris sono l’infarto e l’ictus.
È possibile ridurre considerevolmente il rischio di sviluppare queste complicanze intervenendo sullo stile di vita: sono pertanto raccomandate l’eliminazione del fumo, il miglioramento dell’alimentazione e l’attività fisica regolare.
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Dr Maurizio Lombardi – Specialista in Angiologia
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Bibliografia
Istituto Superiore di Sanità – https://www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/a/angina-pectoris#prevenzione