Gli enzimi cardiaci sono utili per valutare i danni del cuore, ma cosa sono e in che modo possono aiutare?
Un enzima è una proteina che svolge particolari funzioni all’interno dell’organo in cui è contenuta.
Come in tutto il resto del corpo, infatti, anche nel cuore sono quindi presenti degli enzimi tipici, che se rilasciati nel circolo sanguigno indicano che il tessuto cardiaco è stato danneggiato, provocando la fuoriuscita di queste proteine.
Quali sono gli enzimi cardiaci
Gli enzimi cardiaci sono tanti, ma solo alcuni di essi sono abbastanza specifici, cioè presenti esclusivamente nel cuore e non in altre parti del corpo, da poter essere indicativi di un danno a questo organo.
Fino a qualche anno fa, l’enzima cardine utilizzato per la valutazione dei danni cardiaci era la creatin-chinasi, o CK-MB. Oggi invece si preferisce dosare, grazie alla maggiore specificità, le troponine cardiache di tipo T ed I.
Si tratta infatti di proteine che, pur essendo presenti anche negli altri muscoli, presentano nel cuore una struttura chimica un po’ diversa, tale da renderle ideali allo scopo di valutare i danni cardiaci.
Il dosaggio degli enzimi cardiaci
Da un po’ di anni, il dosaggio delle troponine è diventato l’esame essenziale per diagnosticare un infarto cardiaco, anche se un loro rialzo nel sangue può essere caratteristico anche di altre patologie.
In genere, quando un individuo si presenta in pronto soccorso con una sintomatologia compatibile con un infarto cardiaco, vengono eseguiti sia un prelievo di sangue che un elettrocardiogramma.
È opportuno però dire che i livelli di troponina, in caso di infarto, non aumentano tempestivamente, bensì servono da 1 a 3 ore perchè comincino ad alzarsi, raggiungendo un picco 12-18 ore dopo l’inizio dei sintomi.
Ciò è importante perchè, se i livelli sono ancora bassi al primo prelievo, ma vi è un forte sospetto di infarto, può essere fatta una seconda valutazione qualche tempo dopo per avere più certezza e non escludere tale patologia.
Inoltre, l’intervallo di riferimento è diverso a seconda del sesso, dell’età, dell’etnia e della corporatura, quindi è bene che venga correlato il valore di troponina con il paziente.
Per avere una diagnosi sicura, quindi, è necessario combinare alla fine i valori ottenuti al laboratorio con gli esami strumentali, soprattutto l’elettrocardiogramma e l’ecocardiogramma.
Accanto all’infarto, vi sono altre condizioni patologiche che possono favorire l’aumento delle troponine nel sangue, tra cui:
- traumi cardiaci, ad esempio a seguito di un incidente d’auto che abbia provocato lo schiacciamento dello sterno contro il cuore;
- infezioni virali e batteriche del tessuto cardiaco – definite miocarditi;
- patologie autoimmuni che abbiano come bersaglio il cuore;
- tossicità da chemioterapici;
- embolia polmonare;
- lesione diretta del cuore, causata per esempio da un proiettile o da una coltellata.
È dunque fondamentale che al medico vengano riportati più dati possibili circa i sintomi, quali sono e come e quando sono insorti, affinchè lui possa avere, di fronte a valori di troponine elevati ed eventuali altri esami, un quadro più completo e affidabile per una diagnosi certa.
Gli enzimi cardiaci per valutare i danni del cuore Da CardioCenter
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